Il food delivery sta facendo registrare numeri da record nel Bel Paese. Il 2020 è stato l’anno della sua consacrazione; ha cambiato profondamente le nostre consuetudini, riflettendosi direttamente sulle nostre abitudini in cucina.
Complice la chiusura forzata delle attività, i ristoratori hanno dovuto escogitare nuovi modelli di business per rimanere operativi durante la pandemia.
La chiave di volta per molti è rappresentata proprio dalle ordinazioni da asporto, su cui hanno puntato numerose attività del settore della ristorazione.
Stando alle ultime statistiche spiccano soprattutto i dati sulla digitalizzazione del settore della ristorazione italiana che registra una crescita pari al +30% di ristoranti, trainata dal periodo del lockdown durante il quale il digital food delivery si è confermato fondamentale con richieste di 6 volte superiori alla norma.
In questo modo i ristoratori hanno potuto portare le loro pietanze direttamente a casa dei consumatori, che ne hanno apprezzato il gusto seppur confinati tra le proprie mura domestiche.
Una nuova modalità di consumo che crea mercato, e con cui dovremo fare i conti ancora a lungo date le restrizioni imposte dal governo.
I più attivi nel food delivery sono i Millennials insieme alla Generazione Z con un totale pari al 55%, che ordina soprattutto pizza, hamburger, sushi e dolci e che tendono a variare di più utilizzando principalmente l’app.
Per quanto riguarda gli uomini e le donne, si nota un maggior numero di ordinazioni dai primi, che ricoprono il 55% della spesa complessiva.
Stando a una recente indagine svolta da Just Eat, colosso europeo nell’intermediazione tra il ristoratore e i clienti, i numeri che contraddistinguono il settore sono la prova lampante di quanto potenziale possa ancora avere nell’immediato futuro.
Una rapida evoluzione che sta cambiando i paradigmi della ristorazione, a cui anche i piccoli commercianti sembrano aver aderito con convinzione.
Sono 1200 le città in Italia che si affidano a tale modalità di fruizione,16.500 i ristoranti che utilizzano la piattaforma e un fatturato complessivo di 800 milioni di euro (con un incremento del +19% rispetto al 2019), e la previsione di 1 miliardo per l’anno in corso.
Molti utenti si sono avvicinati al servizio proprio a causa del COVID-19, dichiarando di non averne mai fatto uso prima (34% su un campione di 2.000 nuovi utenti).
Sempre il periodo del lockdown ha fatto registrare un’altra importante tendenza, ovvero il maggior uso del digitale per gli ordini di cibo a domicilio, con un utilizzo maggiore dei pagamenti digitali, preferiti anche dai nuovi utenti e in quota crescente del +36% con una spesa superiore rispetto a quella registrata mediamente dai clienti che pagano in contanti e che porta al 70% del totale le transazioni in digitale.
Nella top 5 delle città più in crescita per ristoranti che hanno scelto Just Eat e quindi il digitale, Rimini, Cagliari, Reggio Emilia, Ferrara e La Spezia.
Le emozioni che trainano la scelta del consumatore sono essenzialmente 2: Il 62% ordina a domicilio quando è felice, mentre per il 96% è ideale per un momento di relax.
Proprio il relax, unito alla comodità di avere il proprio pasto preferito in pochi minuti sembrano accontentare un consumatore che è sempre più incline a preferire questa tipologia di servizio.
Unico neo: le grandi piattaforme come Just Eat e Deliveroo dovranno regolarizzare i propri rider nel breve periodo. Si parla di numeri stratosferici, 60.000 lavoratori per quattro delle principali società del settore;che lavorano in Italia.
Il tipo di business delle società di food delivery è chiamato ‘gig economy’, “economia dei lavoretti”, ma col tempo ha assunto connotati sempre più seri. I “gig” erano i lavoretti di quelli che facevano i rider per arrotondare lo stipendio, l’equivalente del più datato “porta pizza”. Questa era almeno la promessa iniziale. Nel tempo l’impegno richiesto ai rider è diventato sempre più consistente, tanto da diventare un lavoro unico che merita un inquadramento apposito.
Questo è ciò per cui si sta battendo la procura di Milano, a cui faranno eco le principali istituzioni. Un’inchiesta nata da una situazione di illegalità che deve essere risolta quanto prima.
Ke Risto: un partner affidabile per il food delivery in Italia
Ke risto, web agency per il food delivery dei ristoranti, spicca tra i potenziali partner per quelle attività che vogliono dare una svolta digitale al proprio business.
Attraverso strumenti all’avanguardia e alla comprovata esperienza del suo fondatore, ha le carte in regola per supportare qualsiasi attività nel settore, rendendola performante su qualsiasi canale digitale.
Dalla scelta di un gestionale, passando per la realizzazione del sito web fino alla gestione dei social network e ottimizzazione del food delivery.
Sono diversi i servizi che la ditta offre, con uno scopo ben preciso: proseguire nella digitalizzazione di un settore che chiede a gran voce un processo di rinnovamento sostanziale, facendo leva su ciò che internet ha da offrire.