La nascita di un bambino è sempre un evento speciale e tanto atteso in ogni famiglia. Questo momento bellissimo della vita non è però sfuggito, e da molto tempo, a qualcosa di più materiale ovvero al mondo del business. Il cibo industriale che viene prodotto per l’infanzia, dedicato al target dei neonati dalla nascita alla fase dello svezzamento e al proseguimento dell’alimentazione, è senza ombra di dubbio un business importante e portatore di grandi risultati in termini di guadagno per le aziende produttrici leader del comparto dell’alimentazione per l’infanzia, una fascia di mercato consistente che interessa molti consumatori-genitori dei piccoli interessati. Scopriamo qualcosa di più sul business del baby food e sulla sua evoluzione sul mercato.
Il baby food
Cosa si intende per baby food? Con il termine baby food si intende tutta la categoria di alimenti specifici per l’infanzia ovvero principalmente per i bambini da 0 a 3 anni cui si aggiungono i cosiddetti alimenti per il proseguimento dai 4 anni in su. Fanno parte del baby food i latti artificiali in polvere e liquidi pensati per i bambini dai primi giorni di vita fino al proseguimento dai 2 anni in avanti, gli omogeneizzati, le pappette pronte, i succhi di frutta e i frullati per bambini, gli yogurt, i piatti di carne o pesce già pronti, insomma, tutto quello che dal comparto alimentare infanzia è dedicato all’alimentazione per i nostri figli con cibi preconfezionati prodotti su scala industriale. Negli Stati Uniti quello del baby food è un business stimato sui 30 miliardi di dollari, che non è stato colpito dalle difficoltà delle vendite durante l’emergenza sanitaria grazie alla diffusione da un po’ di tempo della possibilità di acquistare alimenti per l’infanzia anche online. Negli ultimi anni il comparto si è poi allargato sulla vendita dei prodotti biologici ed è aumentata anche l’età del target di riferimento, prima fino ai 3 anni e poi oltre i 4 anni grazie ai prodotti studiati per il proseguimento dell’alimentazione come ad esempio i latti crescita.
L’evoluzione del baby food
Il baby food, il cibo già pronto e inscatolato per i neonati, nacque in America nel 1927. Da lì a poco sarebbe diventato un vero e proprio business ancora forte nei tempi moderni, dove l’attuale mercato è dominato principalmente da tre grandi corporation: la Danone, la Kraft-Heinz Company e la Nestlé. Chiunque sta per avere o ha da poco avuto un bambino diventa un potenziale cliente per la grande corporation produttrice di alimenti dell’infanzia e la business strategy lo sa bene. Il marketing punta dritto al target mamma e bambino, muovendosi tra informazione e pubblicità, coinvolgendo spesso, nei messaggi pubblicitari, il parere dei pediatri. Ma il baby food è realmente sano per il potenziale consumatore acquirente?
Il baby food per il consumatore
Il baby food è realmente sano? Cosa deve credere il consumatore? Perché dovrebbe essere scelto al posto del cibo preparato in casa? I prodotti industriali sono spesso ricchi di ingredienti aggiunti al fine della loro lunga conservazione o dell’avere un gusto più invitante. Tra questi ingredienti aggiunti ci sono il sale, lo zucchero, le farine raffinate, gli aromi vari. Certamente il consumatore-genitore quando deve orientarsi all’acquisto di un prodotto di baby food deve valutare con estrema attenzione le etichette dei prodotti con l’indicazione e l’elenco di tutti gli ingredienti. Suggerita è sempre la scelta di prodotti biologici al 100% naturali, realizzati con pochi ingredienti, senza conservanti e senza sale e zucchero aggiunti.