Secondo le stime dell’OMS, il 21% della popolazione mondiale fuma abitualmente le sigarette. In Italia, invece, i fumatori raggiungono la quota di 11 milioni. Questa cifra equivale ad un buon quinto della popolazione. Secondo le cifre, inoltre, questo quinto della popolazione spende in sigarette circa 20 miliardi di euro all’anno. Ma quanti di questi soldi vanno nelle casse dello stato? Cerchiamo di rispondere a questa domanda tramite la lettura di questo articolo.
Vedremo, infatti, quanto guadagna lo stato dalle sigarette. In questa stima, non sono però inclusi i fumatori che si avvalgono della sigaretta elettronica. Questa nuova tecnologia infatti è sempre più amata dagli italiani. Per utilizzarla, però, occorrono dei liquidi particolari, che vanno acquistati con attenzione. Anzi, per comprare quelli migliori, vi consigliamo di leggere il nostro articolo a riguardo.
Quanto guadagna lo stato dalle sigarette: cifre e tasse
Molto si è parlato dei guadagni dello Stato sulle sigarette, eppure a conti fatti questi non sono così vasti. Come rileva l’istituto di analisi demoscopiche Eurispes, infatti, l’incasso annuale per l’erario sui tabacchi si assesta intorno ai 14 miliardi di euro. Tuttavia, c’è da dire che le spese sostenute dalla sanità pubblica per curare le patologie correlate al tabacco raggiungono circa il 50% di questo introito. Inoltre, occorre tener conto anche dell’invalidità e delle altre patologie che si associano al fumo di sigaretta.
Sempre lo stesso istituto, inoltre, ha registrato quali sono le quantità di sigarette fumate dai nostri connazionali. In particolare, è risultato che il 15,2% del campione esaminato ne fuma oltre 20 al giorno, il 33% da 11 a 20. Si tratta di percentuali molto importanti e di cifre che vanno ben oltre la semplice sigaretta serale per rilassarsi. Inoltre, sono degne di attenzione anche le risposte dei fumatori alla fatidica domanda: “vuoi smettere di fumare?”.
Infatti, solo il 9% afferma di voler smettere entro sei mesi. Il 18,3% non ha alcuna intenzione di abbandonare questo vizio, il 26,6% dovrebbe smettere, ma non vuole farlo, il 28,5% dovrebbe smettere ma non crede di farcela e il 17,6% vorrebbe farlo ma non in tempi brevi.
Cosa vogliono i fumatori
Sempre continuando nella lettura dell’indagine condotta da Eurispes emergono altri dati piuttosto interessanti. Infatti, questa indagine mette in luce alcuni atteggiamenti e desideri dei fumatori, che dimostrano un’attenzione particolare al tema “sigarette e conseguenze”. Le cose che saltano all’occhio sono una forte volontà e la necessità di essere informati sulle possibili conseguenze del fumo. Si tratta senza dubbio di spunti molto importanti. Inoltre, molti fumatori intervistati hanno espresso il desiderio di avere maggiori informazioni sull’esistenza e sulle caratteristiche di prodotti alternativi. La speranza è che questi prodotti determino meno danni alla salute.
Lo stimolo fornito dagli intervistati sta portando ad una lenta rivoluzione del mercato del “fumo”.
Nel corso degli ultimi anni, infatti, risulta che le vendite di sigarette siano diminuite del 3,8% da un anno all’altro. Questo ha accentuato il trend decrescente degli ultimi 14 anni. Diversamente da ciò, le vendite del tabacco trinciato, quello per le sigarette da preparare artigianalmente, sono di nuovo in aumento.
Diverse persone inoltre sono passate dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica o al tabacco riscaldato senza combustione. Si tratta in entrambi i casi di metodologie diverse, con diverse conseguenze sulla nostra salute. Tuttavia, la preoccupazione dovrebbe crescere per quella che è l’età media dei fumatori. Infatti, questa si abbassa sempre di più. Al punto che l’età della prima sigaretta è ormai arrivata a quota 12 anni. Pur non volendo addentrarci nel tema etico, è doveroso constatare che i nuovi fumatori sono quindi poco più che bambini, che frequentano la scuola media. Non è chiaro con quali strumenti questi possano decidere di fumare con consapevolezza dei rischio che ciò comporta sulla loro salute.