Il business della scuola d’estate: utilità o speculazione?

Più volte abbiamo parlato del discorso business e Covid-19. La pandemia ha fatto crollare alcuni business ma ne ha rilanciati altri. A qualcuno certe cose nel 2021 non quadrano molto, come le disposizioni del Governo inerenti la scuola. Ricordiamo che lo scorso anno l’improvviso avvento della pandemia colse di sorpresa tutti e purtroppo le scuole vennero chiuse dalla fine di febbraio per non riaprire proprio più, sino al nuovo anno scolastico a metà settembre 2020. In quel periodo si discuteva molto in tema di istruzione, di come procedere accanto alla didattica online, di pensare ad una ipotetica scuola estiva. Quest’anno tutto questo pare realtà, date le disposizioni governative. Ma la scuola d’estate è utilità o speculazione? Ce n’è realmente bisogno nel 2021, anno in cui la didattica in presenza è stata sopperita dalla ben organizzata didattica a distanza? Approfondiamo l’argomento.

La scuola d’estate

Il Governo pare stia preparando il piano scuole estate 2021, una vera novità sul panorama scolastico. Dopo le difficoltà del 2020 a causa della pandemia da Covid-19 e gli stop alle lezioni in presenza, il ministero dell’Istruzione ha pubblicato una circolare con un programma riguardante varie attività scolastiche che si potrebbero svolgere da giugno a settembre. Il piano scuole estate 2021 costa 520 milioni di euro e vedrà il coinvolgimento di diverse risorse. Ufficialmente la scuola finisce l’11 giugno. Dopo questo periodo le singole istituzioni scolastiche potranno proporre a chi è interessato iniziative di orientamento, attività di laboratorio di tipo musicale, tecnologico o sportivo, sessioni di approfondimento sulle realtà locali, incontri di settore per la responsabilizzazione degli studenti.

Nel periodo concernente i mesi di luglio e agosto le azioni si concentrerebbero invece sui cosiddetti Patti educativi di comunità. Certamente sono interessanti le attività C.A.M.PU.S., acronimo delle parole Computing, Arte, Musica, vita Pubblica, Sport, ossia tutte le attività che sono state più penalizzate durante la pandemia. Sappiamo bene come siano stati chiusi centri sportivi e teatri e soppresse mostre ed eventi. Per le attività motorie potrebbero poi essere realizzati contesti sportivi scolastici. Previsto anche il potenziamento di spazi e attività di arricchimento culturale e atte a favorire l’inclusione dei minori più vulnerabili. Pare però che in questa fase gli insegnanti non saranno coinvolti.

Nella periodo di settembre, la scuola estiva proseguirà con l’obiettivo della presa di coscienza della  partenza del nuovo anno scolastico, preparando gli studenti ad affrontare la prossima esperienza relativa alla scuola post Covid.

I centri estivi

In luglio, come l’anno scorso, partiranno inoltre i centri estivi, attività con accesso a pagamento per gruppi di bambini di età compresa tra i 3 e i 17 anni nel periodo extrascolastico. Certamente la chiusura delle scuole si pone come un problema per i genitori che lavorano e non sanno dove lasciare i bambini durante il giorno per cui diversi Comuni offrono l’opzione centri estivi, certamente però a pagamento. Si perché il dopo scuola non è in ogni caso gratuito. Proprio negli ultimi anni i centri estivi si sono moltiplicati e il grande business che vi gira attorno non è sempre sinonimo di qualità.

Scuola estiva = business

I corsi estivi sono ormai diventati un business e questo è innegabile. A poco servono i riferimenti alla mancanza della didattica in presenza a causa del Covid. Sappiamo bene come questa sia stata sopperita forse anche meglio dalla didattica online. Il business che gira attorno alla scuola d’estate è grandissimo, coperto dalla scusa del non saper come fare a intrattenere bambini e ragazzi o al riferimento al coprire fantomatiche lacune dovute all’anno scolastico sotto pandemia.